Storia della letteratura brasiliana
Le origini: quadro generale
I primi vagiti della letteratura brasiliana si possono ritrovare nei trattati e resoconti di viaggio composti sulla rotta oceanica da scrivani di bordo e naviganti partiti dal vecchio continente e decisi a soddisfare la crescente curiosità e necessità di informazione circa il nuovo orizzonte terrestre.
A seguito della scoperta, datata 1500 e del progressivo appropriamento dell’attuale territorio brasiliano, all’epoca battezzato dall’ammiraglio portoghese Pedro Álvares Cabral come “Terra di Vera Cruz”, l’interesse della Corona Portoghese (e non solo) per le nuove grandi terre, crebbe rapidamente. Fu proprio in questa direzione che mosse una certa parte della composizione scritta dell’epoca alla quale oggi viene riconosciuta la piena valenza di cronaca storica.
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Il Brasile è quindi, almeno inizialmente, «oggetto di letteratura» (Stegagno Picchio 1997, p.13) è realtà osservata dall’esterno, sezionata e analizzata dalla penna straniera, figlia della cultura europea.
Grande risulta l’impronta soggettiva, il giudizio interessato che caratterizza questi scritti che non perdono però la loro fondamentale importanza quali relatori di testimonianze sulla realtà nascente e la locale quotidianità.
Nel corso del processo di colonizzazione delle nuove terre numerose furono le spedizioni di avventurieri, gesuiti e mercanti e numerose risultano oggi le relative relazioni di viaggio. Si tratta di ammirati racconti che rimandano al vecchio continente esotismi lussureggianti; rigogliose descrizioni di climi dolci, di una vegetazione fantastica, di frutti ed erbe sconosciute, ma anche cronache del sorprendente incontro con “l’altro”, con l’opposto polo dell’esperienza umana: l’indio, nudo e libero.
Esempio primo di questa letteratura informativa scritta per mano portoghese è la famosa Carta do achamento (1500) di Pero Vaz de Caminha (14?? – 1501), «mestre da Balança e Moeda» di Porto che imbarcato quale scrivano di bordo presso la flotta dell’ammiraglio Cabral, redige quello che viene considerato l’atto di nascita del Brasile: scegliendo la forma del diario, riferisce al re Don Manuel – e da allora sempre – circa l’approdo e i primi contatti con un mondo nuovo.
Altro documento dell’epoca, seppur di minor rilievo, è il Diário de navegação da Armada que foi à Terra do Brasil em 1530, composto da Pero Lopes de Sousa (1501 – 1545) partito per il Brasile al seguito del fratello, comandante di una spedizione portoghese. Alla cronaca di viaggio si alternano descrizioni di ambienti e uomini, osservazioni di carattere naturalistico e geografico che si rivelano ancor oggi utili nella ricostruzione dell’avventura marittima lusitana lungo le coste americane.
E’ questo l’inizio di un periodo – e di un gusto – che nella storia della letteratura brasiliana prenderà il nome di “Coloniale”.
Facendo seguito all’adozione di un sistema di «Capitanias» a trasmissione ereditaria, all’insediamento del Governo Centrale a Salvador de Bahia (1549) e all’arrivo nello stesso anno dei primi gesuiti guidati da Manuel de Nóbrega, in letteratura si assistette a un’evoluzione del punto di osservazione. Non più ammirati viaggiatori che descrivono meraviglie tropicali in paradisi terrestri, ma abitanti, coloni che, sebbene ancora alimentati dalla cultura d’origine (che ne modella le scelte letterarie), attingono direttamente dalla nuova realtà termini e argomenti a sostegno di una generale lode dell’eccezionalità e della naturale ricchezza brasiliana.
Sarà questa fortunata fusione, l’impiantarsi di oltre tre secoli di storia letteraria portoghese su un terreno rigoglioso, ricco e vergine a determinare lo sviluppo di una letteratura nuova, ma già cosciente di sé, forte, anche se a volte maggiormente rivolta al giudizio europeo che alla realtà locale.
Fondamentalmente pedagogica e morale è la produzione letteraria dei gesuiti i cui interessi raramente si dissociano dall’intento di conversione. Tra i maggiori esponenti padre Manuel de Nóbrega, padre Fernão Cardim e padre José de Anchieta dei quali resta la fitta corrispondenza intessuta con altri membri della Compagnia al fine di riferire sull’andamento dell’opera di “redenzione delle anime”.
Di padre Manuel de Nóbrega (1517 – 1570) è il Diálogo sobre a conversão do Gentio, opera dal pregio anche letterario nel suo desiderio di esaltazione del valore umano oltre che cristiano della catechesi.
Mosso invece dalla volontà di presentare le bellezze brasiliane come surrogati d’oltremare della continentale Lisbona, non tralasciando coloriti accenni all’attitudine al divertimento e mondanità, padre Cabrim (1540?1548? – 1625) scrisse tre trattati sul clima, sul principio e origine degli indios e sul paesaggio in cui appaiono particolarmente interessanti le vivaci esposizioni.
Tra tutti però risulta maggiormente caratterizzato da sensibilità letteraria e gusto artistico padre Anchieta (1534 – 1597). Apostolo letterato seppe muoversi abilmente tra prosa didascalica, poemi lirici, drammi, sermoni e lettere. Per primo scelse la catechesi anche in tupi-guarani (abbinata a quella in latino e portoghese) e sarà per sua mano che questa lingua verrà organizzata grammaticalmente secondo i canoni europei e elevata a dignità letteraria.
Di poco successive o coeve, sono le numerose opere laiche dal carattere essenzialmente informativo, i cui autori, al pari dei religiosi, non tacciono il fascino e le ricchezze delle nuove terre, né rinunciano al desiderio di «razionalizzare scientificamente l’emozione dell’europeo di fronte alla realtà brasiliana» (Stegagno Picchio 1997, p.38). Il trasporto nativista sembra infatti informare tutta l’esperienza culturale dell’epoca mosso dal desiderio, che si farà via via più impellente, di definire e affermare uno spazio che non sia solo magazzino di risorse per il vecchio continente.
Del braghese Pero de Magalhães de Gândavo ricordiamo la puntuale História da Província de Santa Cruz a que vulgarmente chamamos Brasil (1576) che si configura come la prima storia del paese e il Tratado da Terra de Brasil pubblicato solo nel 1826.
Il Tratado descritivo do Brasil di Gabriel Soares de Sousa (1540 – 1591) invece, risalirebbe al 1587, ma circolò lungamente come opera anonima, in forma di manoscritto dal titolo Notícias do Brasil, sino alla sua riscoperta ottocentesca.
Un ultimo accenno a Bento Teixeira (1560 – 1600). Approdato in Brasile al seguito della famiglia e educato dai gesuiti, è colui che in qualche modo possiamo considerare come il primo esempio di poeta brasiliano – per adozione se non altro. A lui dobbiamo la prima presentazione della storia della nazione in versi: Prosopopéia (1600).
Bibliografia
CASTRO, Sílvio História da Literatura Brasileira, Lisboa, Publicações ALFA, 1999.
RICCIARDI, Giovanni Scrittori brasiliani, Napoli, Ed. Pironti, 2003.
STEGAGNO PICCHIO, Luciana Storia della Letteratura Brasiliana, Torino, Einaudi Torino, 1997.
Scaffale
Pero Vaz de Caminha – Carta do achamento
Pero de Magalhães de Gândavo – História da Província de Santa Cruz a que vulgarmente chamamos Brasil
Bento Teixeira – Prosopopéia
Biografie
Pero Vaz de Caminha
(Martina Berra)