Il 10 luglio dello scorso anno, il Brasile lanciò un piano molto ambizioso: convincere i brasiliani a consegnare le armi in cambio di un incentivo economico.

Il Programma nazionale di consegna volontaria delle armi aveva l’intento di ridurre l’enorme numero di pistole e fucili in circolazione nel paese e quindi abbassare gli spaventosi indici di violenza e incidenti che piagano il gigante sudamericano. E oggi, contro ogni aspettativa, si sta rivelando un vero successo. Se il governo stimava di racimolare circa 36mila armi in un anno, la cifra, ora che sono passati solo dieci mesi, ha già toccato le 81.581 consegne. Così, l’iniziativa è stata prolungata e anzi la Camera dei deputati ha anche approvato una Misura provvisoria che concede un’amnistia generale a tutti coloro che possiedono un’arma illegalmente.

Anonimi. L’intento è favorire la registrazione di tutte le armi al Registro nazionale (Renar), quindi stimolare anche chi non ha la minima intenzione di rinunciarci quantomeno a registrarla, senza per questo dover pagare una multa. Prima, l’arma sarebbe stata distrutta.

Ciò che più ha stimolato la gente a partecipare a questo Programma, secondo gli addetti del Renar, è il fatto che la consegna sia anonima e quindi che ogni problema legale sia scongiurato. Non si ha il porto d’armi? Niente paura, nessuno ti chiede nemmeno la carta d’identità. E se a questo si aggiunge la ricompensa, il quadro è chiaro. Da cento a 450 reais, dipendentemente dal calibro dell’arma consegnata. E persino un minore può presentarsi con l’arma da consegnare, purché accompagnato da un adulto, chiunque esso sia, dato che nessuno controllerà mai i documenti.

Contro la violenza. La decisione di dare soldi in cambio di armi è stata presa considerando prioritario diminuire la violenza armata brasiliana, prodotto della proliferazione delle armi da fuoco sia nel mercato legale che in quello nero. È dunque vista come una ricompensa destinata a quei cittadini che, coscienti del pericolo implicito nel possesso di un’arma, ci rinunciano con il solo fine di contribuire a questo proposito di costruire una società più sicura e pacifica.

In beneficenza. Le armi, una volta consegnate vengono registrate in base al numero di serie e alla marca, al tipo e al calibro, informazioni importanti da archiviare. L’intento è, infatti, realizzare un documento finale di carattere pubblico con la lista del materiale consegnato e distrutto. Una volta raggruppate, le armi vengono distrutte e fuse. Quindi il metallo viene venduto e il ricavato investito in opere di bene. Ogni zona sceglie come e cosa farne. In Paraná, per esempio, è stato deciso di devolvere i soldi alla Fondazione di un ospedale.

Un successo. Secondo la Direzione nazionale della polizia criminale, prima del luglio 2007, solo 1.123.059 persone aveva il porto d’armi, quando una stima sul numero reale ne individuava 4 milioni. E dei 2052 omicidi dolosi registrati nel 2006, il 50 percento è stato commesso con un arma da fuoco. Di questi, solo un terzo era accaduto durante un altro delitto, come una rapina. Diminuire morti, suicidi e omicidi era diventato dunque un imperativo per il Governo: “Un’arma in meno in circolazione è un’arma in meno che spara”, dichiarano al Renar. E a quanto pare, i crimini da arma da fuoco in Brasile sono già scesi dell’8 percento.

Stella Spinelli
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