La visita di Lula in Italia mostra relazioni in ascesa

Il presidente brasiliano Lula Da Silva ha visitato in questi giorni l`Italia, incontrando le principali autorità politiche ed economiche. Dal dialogo con Berlusconi è emersa unione di vedute in merito alla crisi finanziaria globale e la proposta di cambiare il funzionamento delle istituzioni finanziarie internazionali. I rapporti economici, invece, sono in continua ascesa: l’Italia è il secondo partner commerciale del Brasile in area UE, con esportazioni che sono cresciute solo quest’anno del 40%.

Dal 10 al 13 novembre il presidente della principale potenza sudamericana, il brasiliano Luis Inácio Lula da Silva, ha visitato l’Italia incontrando i vertici delle istituzioni politiche ed economiche. Si è trattato della prima visita di un importante capo di Stato sudamericano da quando al Governo è tornato Silvio Berlusconi. Il Presidente del Consiglio italiano ha parlato con Lula nell’ambito di un incontro cordiale, durante il quale i due leaders hanno trovato punti di incontro in merito alla crisi finanziaria mondiale e sulle strategie per assecondare e favorire lo sviluppo dei Paesi emergenti. L’incontro al vertice tra Lula Da Silva e Berlusconi è stata però solo la superficie di una più fitta rete di contatti tra la diplomazia italiana e quella brasiliana, come testimoniano una serie di accordi stipulati in diversi campi, dalla difesa alle comunicazioni satellitari. Lula ha inoltre partecipato al Business Forum Italia-Brasile, organizzato da Confindustria e al quale hanno partecipato gli amministratori delegati delle principali aziende italiane. Da Roma il presidente brasiliano volerà direttamente a Washington per partecipare al G-20, il forum che riunisce i venti Paesi più industrializzati del mondo, convocato d’urgenza per discutere in merito alla crisi finanziaria ed eventualmente elaborare risposte condivise.

I rapporti politici e l’incontro con Berlusconi

Dopo essere stato ricevuto ufficialmente il 10 novembre dal Ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna, Lula ha incontrato il capo dello stato italiano, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. I temi più importanti sono stati però toccati il giorno dopo, quando il leader brasiliano è stato ricevuto dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Durante l’incontro i due hanno affrontato principalmente tre issues: le relazioni bilaterali, la crisi finanziaria e la promozione delle economie dei Paesi in via di sviluppo.Per quanto riguarda il primo aspetto, sono stati ricordati i forti vincoli etnici e culturali che uniscono Italia e Brasile: al giorno d’oggi, il 30% dei circa 180 milioni di persone che abitano nel colosso sudamericano hanno origini italiane. E’ stata posta l’enfasi su questo dato per giustificare politicamente l’opportunità di approfondire le relazioni economiche e diplomatiche tra i due Stati. Berlusconi ha ricordato che il Brasile è attualmente la decima potenza mondiale e costituisce il 40% della produzione totale sudamericana. Per questo ha promesso di rafforzare i vincoli bilaterali, annunciando inoltre che volerà a Brasilia nel febbraio prossimo. Berlusconi e Lula hanno anche firmato una dichiarazione congiunta nella quale ribadiscono l’impegno di sviluppare le relazioni reciproche.Nel frattempo, sono stati firmati alcuni accordi intergovernativi che abbracciano diverse materie. I principali sono quello in tema di Cooperazione nel settore della Difesa e il Protocollo di Intesa tra i ministeri dello Sviluppo Economico dei due Paesi, volto alla promozione e al sostegno delle Micro e Piccole Imprese. Vi sono poi un accordo in tema di trattamento del personale diplomatico, un Memorandum di Intesa per la cooperazione in materia medica e sanitaria e una Lettera di Intenti tra l’Agenzia Spaziale Italiana e quella Brasiliana (il Brasile è l’unico Stato sudamericano che sta sviluppando autonomamente progetti di natura spaziale). Tra i vertici italo-brasiliani si è denotata anche una sostanziale unità di visione sulla crisi finanziaria. Innanzitutto, Lula e Berlusconi hanno concordato nell’affermare che non bisogna reagire con panico nei confronti degli sconvolgimenti in atto sui mercati globali. Del resto, è lecito immaginare che Italia e Brasile risentano meno di altri Paesi gli effetti negativi della crisi: il sistema bancario italiano, infatti, è tra i meno esposti d’Europa agli shock sul capitale internazionale, mentre l’economia brasiliana sta attraversando un periodo di crescita, sostenuta dalla “salute” generale dei principali indicatori macroeconomici. Inoltre, entrambi i leader proporranno nella riunione del G-20 programmata sabato 15 novembre a Washington la necessità di procedere ad una revisione delle istituzioni finanziarie internazionali. Lula in particolare (nonostante si sia dimostrato scettico sulla possibilità di giungere ad una soluzione concordata nel corso di questo vertice) ha sostenuto il bisogno di abbandonare politiche protezionistiche e di procedere ad una ripresa dei negoziati commerciali del Doha Round, che si sono arenati alcuni mesi fa. Si tratta di una posizione in contrasto con il suo principale partner, l’Argentina, che invece ha contribuito a provocare il fallimento delle trattative per le sue politiche meno propense al libero scambio. L’ultimo grande punto d’accordo tra i due omologhi italiano e brasiliano è stato sulla promozione e il sostegno dei Paesi in via di sviluppo. In particolare, Berlusconi ha promesso di intervenire nel prossimo G-8 per sostenere la causa di nazioni emergenti come Cina, India, Sudafrica e lo stesso Brasile affinché la membership di questi vertici sia stabilmente allargata anche ad essi, come presa d’atto dei mutamenti sulla scena economica globale. L’Italia ospiterà nel 2009 in Sardegna la prossima edizione del G-8. E’ noto, tuttavia, come il livello di istituzionalizzazione e l’efficacia di questi vertici siano piuttosto blande, quindi la cooptazione di queste nuove potenze nella partecipazione a questi incontri potrebbe dare come risultati concreti non più di un semplice riconoscimento come interlocutori politici di primo piano.

Le relazioni economiche

I rapporti commerciali tra Italia e Brasile sono buoni, anche se il fronte italiano risente delle difficoltà legate alla concorrenza delle merci provenienti da Cina e India, decisamente più economiche. I dati dell’ICE (Istituto per il Commercio Estero) rivelano che la penetrazione economica dei prodotti italiani nel mercato brasiliano ha raggiunto nel 2007 un livello del 2,88% sul totale delle importazioni brasiliane. Tuttavia il trend è positivo e rivela un consistente miglioramento della performance italiana. Se infatti si sposta il fuoco dell’attenzione dai flussi globali a quelli europei, emerge il fatto che il nostro Paese è diventato da poco il secondo esportatore di prodotti verso il Brasile, secondo soltanto alla Germania, avendo sorpassato nel corso del 2008 il Regno Unito. Nei primi sette mesi dell’anno l’export italiano è cresciuto del 40%, ben al di sopra della media UE (23%) superando i dieci miliardi di dollari, mentre le importazioni dal colosso sudamericano sono cresciute del 10% arrivando a 3,7 miliardi. E’ interessante dunque notare come l’Italia detenga un saldo commerciale positivo nei confronti del Brasile, segno che a dispetto della crisi il commercio estero rimane uno dei punti di forza dell’economia nazionale. Le merci esportate riguardano soprattutto la meccanica strumentale ma negli ultimi anni si stanno spostando verso beni di consumo ad alto livello (nei tradizionali settori del “made in Italy”, ovvero moda e prodotti ad alto contenuto di design) e agroalimentari, in linea con l’aumento del reddito dei brasiliani e con l’apprezzamento della valuta locale, il real (anche se va detto che in queste ultime settimane la crisi finanziaria ne ha provocato una perdita di valore). Dall’altra parte, il Brasile esporta essenzialmente materie prime.Per quanto riguarda gli investimenti, invece, nel 2007 l’Italia ha effettuato IDE (Investimenti Diretti Esteri) per un valore di 258,98 milioni di dollari, situandosi all’undicesimo posto globale. Pur essendo una discreta posizione sul piano relativo, in termini assoluti si tratta di quote piuttosto basse, legate alla storica presenza di grandi aziende come Fiat, Magneti Marelli, Telecom e Pirelli.

Nel corso della sua visita in Italia, il presidente brasiliano Lula ha partecipato anche al Business Forum organizzato da Confindustria per trattare delle relazioni economiche tra i due Paesi. La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha auspicato che i flussi commerciali e di investimento tra Italia e Brasile possano aumentare molto, e ha riproposto la creazione di un’area di libero scambio tra Unione Europea e Mercosur. Dalla sua parte, Da Silva ha sostenuto l’opportunità per le imprese italiane di fare investimenti in Brasile, dove il clima è ora favorevole in seguito ad un profondo riassestamento dei fondamentali macroeconomici. L’ultimo rapporto SACE evidenzia un rischio paese di livello medio-basso, decisamente migliore rispetto all’altra potenza regionale, l’Argentina.Le opportunità più favorevoli per gli investimenti italiani sembrano risiedere nella partecipazione, soli o attraverso joint-ventures, alla costruzione di infrastrutture. Il Governo brasiliano ha infatti varato un piano massiccio per dotare l’enorme Paese di una rete di comunicazioni di alto livello, annunciando l’intenzione di costruire strade per 54 mila chilometri, una dorsale ferroviaria, ventuno nuovi aeroporti. Finmeccanica, Ferrovie dello Stato e Terna hanno esplicitamente manifestato il loro interesse a partecipare.

Conclusioni

La visita di Lula in Italia potrebbe costituire un successo nella storia delle relazioni tra i due Paesi. Tuttavia, molto dipenderà dalle reali intenzioni del Governo italiano, che da anni non pone le relazioni con l’America Latina tra le sue priorità. Le promesse del Presidente Berlusconi potrebbero quindi rivelarsi come una mera dichiarazione d’intenti, oppure essere seguite da fatti concreti che determinerebbero un cambio deciso negli indirizzi della politica estera nazionale. E’ innegabile che il Brasile offra molte possibilità, sia in termini politici che economici. La voce del colosso sudamericano è oggi rispettata a livello globale e molti indicano in Brasilia uno dei principali protagonisti del XXI secolo, non solo su scala regionale ma mondiale. Si tratta inoltre di un mercato in continua espansione e potenzialmente enorme, fatto da quasi duecento milioni di cittadini che possono essere visti come “consumatori” dagli operatori economici.

Dall’altro lato, anche le istituzioni brasiliane hanno la possibilità di assumere un ruolo di primo piano, attirando investimenti dall’estero ma cercando anche di giocare il ruolo di investitore; una strada potrebbe essere quella di favorire gli investimenti destinando a questo scopo parte delle ingenti riserve monetarie accumulate nel corso di questi anni.

di Davide Tentori (equilibri.net)

Warã – Associazione culturale italo-brasiliana – Torino, Italia